sabato 28 marzo 2009

DOCUMENTO DEL PROF. FLAMIGNI SULL'ASSISTENZA ANCHE POST OPERATORIA A CHI SI SOTTOPONE AD IVG NEL II TRIMESTRE

LA MIA CORRISPONDENZA CON IL PROF. CARLO FLAMIGNI

Gentile professor Flamigni, vorrei sapere cosa si intende per "assistenza attenta e competente, anche nel periodo post operatorio" circa le donne (che ne fanno richiesta) che si sottopongono ad IVG nel II trimestre di gestazione.

Le pongo questa domanda perché nei tre fogli che ho dovuto firmare per sottopormi all'IVG alla ventunesima settimana, non vi era traccia di questa possibilità, ma apprendendo in quel momento il fatto che mia figlia sarebbe potuta essere abortita viva (come infatti è stato) se mi fosse stata prospettata la possibilità di ricevere "assistenza attenta e competente, anche nel periodo post operatorio" non avrei certo esitato a farne richiesta.

Oltretutto io non ho ricevuto un'assistenza attenta e competente, neanche in sede di aborto, perché a causa della carenza di personale non obiettore nella struttura a cui mi sono rivolta per interrompere la mia gravidanza, ho cominciato l'induzione al travaglio in sotto l'attenta supervisione di personale preparato, nel reparto delle IVG, ma quando alle tredici tale reparto ha chiuso, per mancanza di personale adeguato (al di fuori del ginecologo di turno quel giorno) mi sono ritrovata direttamente su di un lettino da parto, a continuare l'inserimento di candelette di prostaglandine, fra personale disattento, e senza la possibilità di ricevere assistenza e conforto dai parenti. Questo perché nella struttura ospedaliera più grande, della grande città del sud dove è avvenuto ciò, non è permesso ai parenti delle pazienti di avere accesso alle sale travaglio e parto. Quando poi il ginecologo non obiettore ha terminato il turno, ho dovuto cominciare e proseguire con il travaglio ed il parto sotto la supervisione di medici e paramedici obiettori. Non è certo colpa dell'ospedale se nella mia città come altrove ci sono talmente pochi non obiettori da non riuscire ad assicurare alle pazienti di poter completare l'aborto sempre in presenza di personale adeguato, ma dal momento che ciò inevitabilmente accade, noi donne che ci sottoponiamo ad IVG del II trimestre, stando a ciò che lei stesso asserisce nel suo documento sull'Interruzione volontaria della gravidanza" non dovremmo avere diritto almeno alla presenza dei parenti nelle sale parto e travaglio? Secondo lei potrei essere in diritto (e vincere la causa) di denunciare l'ospedale per tale negligenza? E per la mancata segnalazione della possibilità di ricevere a richiesta attenta e competente anche nel periodo post operatorio? Non lo farei per soldi (quale cifra potrebbe ripagarmi dei dieci mesi di terapia psichiatrica trascorsi fra un estate a base di sedativi, ed un autunno ed un inverno con antidepressivi?) ma solo nella speranza di poter evitare ad altre donne nelle mie condizioni, di subire la disattenzione ed il travaglio psicologico da me sofferto.
In attesa di cortese riscontro le invio cordiali saluti

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"Complessivamente, gli interventi di interruzione di gravidanza al II trimestre, sono molto traumatici – sia sul piano fisico che su quello psicologico – e le donne che ne fanno richiesta hanno bisogno di un’assistenza attenta e competente anche nel periodo post operatorio." Dal documento "Interruzione volontaria di gravidanza" presente nel sito del professore membro della commissione etica, CARLO FLAMIGNI

RISPOSTA
Gentile signora
l'assistenza competente e attenta della quale lei parla è l'assistenza che qualsiasi ospedale è tenuto a fornire a qualsiasi paziente in qualsiasi circostanza clinica, nè più nè meno. Le ragioni per le quali un paziente o una paziente possono non ricevere l'assistenza alla quale hanno diritto sono quasi sempre legate alla forza maggiore o a una colpevole disattenzione; nella fattispecie, trattandosi di una interruzione di gravidanza, le ragioni - non giustificabili, naturalmente - sono spesso dovute a carenza di personale. Questa anomalia è di responsabilità dell direttore sanirario, del primario e del presidente dell'azienda ospedaliera nella grande maggioranza dei casi.Questo è il rusiltato della lettura del libri di medicina legale, non è una mia opinione personale. Nel suo caso, si tratta però di un problema che sembra sfuggire al loro controllo perchè come Lei stessa ha potuto constatare il problema principale dell'applicazione della legge 194 riguarda l'obiezione di coscienza, che aveva ragione di esistere al tempo dell'approvazione della legge ma che ora dovrebbe essere abolita. Con questo Governo e questa maggioranza, così sensibili ai voleri Vaticani, difficilmente si potrà ottenere qualcosa in questo senso- Penso poi che le Sue probabilità di vincere una causa e di far prevalere le Sue ragioni siano pressochè inesistenti. La giurisprudenza su questo argomento è confusa e comunque non è il mio mestiere occuparmene, non sono un medico legale. Ora, se vuole intentare causa all'ospedale, consulti un legale, non vedo come potrei aiutarla. Se invece vuole farne un problema politico, si unisca a me in questa lotta contro l'obiezione.
Auguri
Carlo Flamigni

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