venerdì 28 giugno 2013

LE RAGIONI CHE INDUCONO AD ABORTIRE, ED I MEDICI CHE NON LE COMPRENDONO

"Ciao Laura, la mia storia che ti chiedo però che resti anonima la voglio condividere per un dovere morale che ho nei confronti di ogni donna. Partiamo dal presupposto che io credo in un motto unico, valido a mio avviso sia per l'aborto che per l'eutanasia, oltre che per quanto riguarda il diritto alla scelta terapeutica ed è: NESSUN GOVERNO, NESSUN DIO, SUL MIO CORPO DECIDO IO! Ad ogni modo, all'età di 23 anni sono rimasta incinta per la prima volta, non era cercata, ma è stata benvenuta. Mia figlia oggi ha 14 anni ed è meravigliosa, non vi è stato momento in cui io mi sia pentita di averla tenuta, anche se non sono riuscita a finire l'università ed ho dovuto rinunciare alla carriera. Come del resto non vi è stato momento in cui io mi sia pentita di aver interrotto le gravidanze successive. Più di una, tre per la precisione. Una per una pseudo-violenza, dico pseudo, perché in Italia provare a spiegare che il proprio marito ha abusato di noi, con l'intenzione di metterci incinte un'altra volta perché vogliamo separarci, approfittando del fatto che nella stanza accanto dormiva la bambina, è assai difficile. Anzi sappiamo bene che non è neanche il caso di dirlo agli organi "incompetenti"... Due volte per via nell'inaffidabilità dei metodi concezionali, che non sempre funzionano. La prima volta mi sono rivolta alla clinica ginecologica della mia città e dopo essere stata trattata come una criminale ed essermi sentita dire che dovevo SUBIRE una valutazione psicologica per valutare l'eventualità che potessi cambiare idea o che non fossi convinta fino in fondo o che non fossi in grado di "reggere" un trauma del genere... Oltre tutto, mi si chiedeva di aspettare almeno 4 settimane, mentre io volevo interrompere la gravidanza prima e prima che l'embrione si sviluppasse, magari anche senza essere scucchiaiata! Beh chiaramente sono dovuta andare in Francia, dove ho risolto la questione in due ore e qualche centinaio di euro per avere la RU486, da portarmi a casa e usare da sola! Per fortuna un medico che da sempre si batte per questi diritti mi aiutò un minimo, chiedendomi di collaborare con lui perché stava sperimentando in modo "alternativo" la RU per cercare di far partire la sperimentazione ufficiale. La seconda volta, mi ero già separata, in piena lotta giudiziaria e per quanto stessi meglio e la situazione ambientale fosse nettamente migliorata, quella economica invece era un disastro. Così tentai di andare a Pisa, dove nel frattempo era partita la sperimentazione supportata dal ssn. Fui trattata ancor peggio che qui a Torino, anche perché non era la prima volta ed il fatto che io non potessi proprio permettermi di tenerlo sembrava che fosse una scusa. Come se avessi potuto trovare il modo di trovare i soldi per strada per sfamare me, la mia bambina, quello in viaggio e gli avvocati, quando lavoravo in nero come cameriera facendo extra. Lavori ti pagano, stai a casa? Ciccia! Non avendo modo di fermarmi in città per motivi economici, mi venne consegnata e me ne tornai a casa da sola, una amica mi tenne la bambina un paio di giorni... Il resto lo puoi immaginare. La terza vota, ero disperata, sapevo di non avere l'aiuto di nessuno se non di quell'amica e anche se stavo prendendo la pillola, che ero finalmente riuscita a farmi prescrivere perché precedentemente più di un ginecologo mi aveva rifiutato la prescrizione per via di problemi al seno, c'ero rimasta... Oltretutto al di là della situazione relazionale ed economica instabile, non me la sentivo di mettere al mondo una creatura sotto l'effetto di ormoni che avrebbero potuto comprometterne un sano sviluppo. Mia figlia stava crescendo e speravo nel giro di qualche anno di potermi impegnare di più nel lavoro ( come poi è stato). La soluzione era una sola, procuransi delle pastiglie per la gastrite ... Così feci, sperando che andasse tutto bene... Da sola, in casa, con delle pasticche di contrabbando! Era il 2007, sono ancora qui a raccontarlo... In fondo è stato l'aborto migliore, in fondo non è stato più pericoloso degli altri e almeno non ho dovuto subire il giudizio morale di nessuno, se non il mio, che oggi come oggi mi conferma che ho fatto la cosa giusta, perché era quello che sentivo di fare e perché sono riuscita a prendermi cura della mia bambina senza farle mancare il necessario. Non me ne pentirò mai, mentre mi sono pentita più di una volta di non essere stata capace di scegliere con altrettanta fermezza di liberarmi rapidamente di "esseri" che credono di essere uomini, ma lo sono solo con le parti basse. Ma tutto questo mi rattrista, perché le mie nonne, mia madre e mia zia hanno lottato molto perché ci venisse riconosciuto il diritto di IVG che abbiamo ottenuto quando io avevo tre anni, eppure vent'anni dopo ed a tutt'oggi nulla è cambiato. Anzi..."

venerdì 7 giugno 2013

LETTERA APERTA DI GABRIELLA PACINI AL SENATORE GIAN LUIGI GIGLI

Gabriella Pacini 7 giugno 20.52.19 "Gentile senatore Gian Luigi Gigli. Ho sentito ieri il suo intervento all'evento della Consulta di Bioetica "Il buon medico non obietta" E' stato un intervento,rispetto ad altri che ho ascoltato durante la giornata,molto pacato e tranquillo ,da parte di chi non è ostile ai medici non obiettori ma al contrario auspica una migliore comprensione e collaborazione e chiede solo rispetto e tolleranza,verso chi,come i medici obiettori ,vogliono poter liberamente seguire la propria coscienza.Nel suo intervento senatore Gigli lei quasi si sorprendeva un po' delle nostre preoccupazioni riguardo l'applicazione della legge 194 e ha ribadito che la legge veniva regolarmente rispettata in Italia e che non vi erano sostanzialmente difficoltà di sorta per le donne che sceglievano di interrompere la gravidanza.Ha portato dei dati che dimostravano che le richieste delle donne venivano regolarmente accolte dagli ospedali e che la proposta di abrogare l' articolo 9 della legge 194/78 ,cioè di togliere la possibilità ai medici che sceglievano di lavorare in una struttura pubblica di fare obiezione di coscienza,era faziosa e non necessaria ma al contrario rappresentava un accanimento non rispettoso della libertà. La sua voce era calda e accogliente,il suo sorriso molto rassicurante, ma per me è stato ugualmente doloroso sentirle fare quelle affermazioni....mi sono chiesta quanto lei fosse veramente convinto e in buona fede o al contrario poco onesto con se stesso e con noi che la stavamo ad ascoltare. Lo sa senatore che in alcune città d'Italia i tempi di attesa per una interruzione durante le feste o d'estate possono arrivare facilemente a 5 settimane? Che alcuni servizi di 194 chiudono per mancanza di personale (di personale non obiettore,gli obiettori ci sono eccome) e che le donne devono andare in pellegrinaggio e allontanarsi anche per centinaia di kilometri, per trovare un ospedale disponibile ad accoglierle nei tempi stabiliti dalla legge? Questo forse nei dati non l'ha trovato.. Lo sa che molte donne sono costrette ad andare all'estero,a pagamento?anche queste donne non troverà nei sui dati... Lo sa che nel Lazio,tanto per fare un esempio vicino a noi, è possibile fare un aborto terapeutico solo in 2 province su 5? E che anche in quelle 2 provincie ai tratta di un percorso difficile,umiliante,sostenuto solo da pochissimi medici non obiettori che si danno il cambio in staffette di 12 ore per tutta la durata dell'induzione all'aborto che può durare anche 48-56h ? E lo sa che sempre nel Lazio sono solo 3 gli ospedali nei quali è possibile scegliere tra aborto chirurgico e aborto farmacologico e questo perché il Comitato Nazionale di Bioetica ,più volte da lei citato, ha di fatto obbligato le regioni al ricovero di 3 giorni per l' RU 486? E lo sa che siamo l' unico paese al mondo ad obbligare le donne per il ricovero per prendere il farmaco? Questo dovrebbe saperlo, forse lo sapeva ma l'ha omesso... Lo sa che siamo così fragili che nella maggior parte degli ospedali è presente UN solo medico non obiettore e che quando l'anno scorso al Policlinico di Napoli improvissamente il dott. Leone è morto hanno dovuto sospendere il servizio per settimane e settimane? Lo sa che il venerdì a mezzogiorno chiudono tutti i consultori familiari e che l' unico posto dove poter richiedere la contraccezione d'emergenza è il pronto soccorso e anche lì molto spesso il medico è obiettore? Si questo lo sa, ha citato anche lei le statistiche del ministero della sanità che parla dell'80 % di obiettori circa in Italia.... Io queste cose le so senatore,le so perché sono ostetrica, parlo con le donne e da 11 anni tutti i giorni rispondo al telefono dell'associazione Vitadidonna e ascolto le loro storie.Donne che inizialmente sono incredule, poi arrabbiate,alla fine disperate.E cerchiamo di aiutarle,facciamo appelli alla nostra rete di medici su internet per trovare un ospedale disponibile ,dove l'attesa non sia di 4 settimane o dove possano ricevere l'RU486 se lo desiderano.E quando non possiamo aiutarle in Italia se hanno intenzione di andare all'estero diamo loro anche indicazione su cliniche in Inghilterra,in Svizzera,in Spagna.....una volta mi sono anche sentita dire che questo mio sostegno era istigazione all'aborto,cosa avrei dovuto fare...voltare loro le spalle? Per questo motivo per me era difficile sentirLe dire che no, che non c'è un vero problema,che il problema lo vedevamo noi e che i medici obiettori volevano solo un po' di rispetto e che lei vuole soltanto essere d'aiuto ad una categoria che in questo momento è in difficoltà..... Senatore non me ne voglia,ma forse il fatto che lei sia maschio e medico le rende più difficile empatizzare con delle donne.Perchè le assicuro,sono loro la categoria in difficoltà..." Gabriella Pacini ass. Vita di Donna