domenica 15 marzo 2009

OSPEDALE NIGUARDA (MI) DURANTE UN ABORTO TERAPEUTICO NEGATA ASSISTENZA

FONTE: BLOG MILANO

"La risposta indecente è stata:
“Niente antidolorifico, sono obiettore”.”Mi spiace, sono un obiettore di coscienza, non posso farlo”
Un medico anestesista si è rifiutato di somministrare un antidolorifico a una giovane donna ricoverata per un aborto terapeutico.
Una giovane ucraina di 30 anni, in preda a dolori fortissimi, causati dai primi interventi per l´induzione dell´aborto terapeutico. L´antidolorifico in questione non era una semplice pillola che qualsiasi medico avrebbe potuto dare alla donna: si trattava di un forte anestetico, la somministrazione compete appunto a un anestesista.

Pubblicato Giovedì 12 Febbraio 2009 alle 11:18 nella sezione Segnalazioni

Responses to “Niguarda, durante un aborto terapeutico negata assistenza”

KIRA84 SAYS:
FEBBRAIO 25TH, 2009 AT 14:13
Dopo aver letto le vostre terribili esperienze mi sale dentro una rabbia incontenibile.Anch’io purtroppo come voi ho subito il medesimo trattamento,al mio bimbo che ho da sempre voluto e desiderato più di ogni cosa nella mia vita,è stata diagnosticata la sindrome down,e alla 21 settimana ho praticato l’aborto terapeutico.Inutile che stia a raccontare i dettagli di quella mostruosa esperienza,ti lasciano li su quel lettino senza nessun tipo di assistenza morale e nessun tipo di antidolorifico.Sono stata in travaglio per tre giorni,il bambino non voleva staccarsi dal mio corpo e per tre giorni mi hanno somministrato medicinali che aumentavano i dolori per permettere all’utero di contrarsi.Mi ritrovo qui a scrivere e a piangere perchè ancora non riesco a prendere consapevolezza che il mio bambino non è più dentro di me e sono stata io ad ucciderlo.A questi signori,che scelgono nella vita di di fare i medici,gli infermieri e quant’altro,dovrebbero insegnare anche ad avere un pò di umanità e a ricordarsi quando si trovano per esempio di fronte a casi del genere,che davanti a loro c’è una donna che stà morendo insieme al suo bambino,e che l’aborto teraupeutico non và confuso con l’aborto volontario,c’è poco di volontario quando ti mettono davanti alla realtà che il bambino che stai per mettere al mondo è down o soffre di una grave malattia genetica o nascerà con gravi malformazioni."

IL MIO COMMENTO E':

Somministrare un antidolorifico ad una donna mentre sta abortendo volontariamente non significa affatto aiutarla ad abortire; agli obiettori dovrebbe essere vietato di obiettare sulle coscienze altrui con parole ed azioni. Lo Stato (con le nostre tasse di contribuenti) non dovrebbe essere tenuto a pagare stipendi (e ahimè pensioni) a medici e paramedici (anche e soprattutto PORTANTINI) quando le concezioni etico/ religiose di questi interferiscano pericolosamente con le situazioni lavorative in cui si ritrovano ad operare.

4 commenti:

  1. Mando un abbraccio empatico alla donna che ha raccontato la sua brutta esperienza. Tuttavia non sono d'accordo sulla distinzione "di merito" tra aborto terapeutico e aborto volontario. E' grave che una donna cerchi di giustificarsi per il gesto che sta compiendo dicendo che lei non sta facendo aborto volontario ma terapeutico: non è necessaria alcuna giustificazione, stiamo applicando un diritto alla salute fisica e psichica nostra e dei nostri potenziali figli. Dobbiamo liberarci noi donne da questa mentalità diffusa, del fare una graduatoria di merito, appunto, tra chi è brava mamma e chi non lo è: non sto a ripetere cose già dette sul diritto delle donne a disporre del proprio corpo e anche del proprio diritto a dare o non dare la vita. Voglio solo sottolineare ancora che la distinzione tra aborto terapeutico e volontario scava una distanza tra le mamme buone che sono costrette ad abortire, e le mamme cattive che il bambino non lo vogliono, invece di unire le donne che tutte vivono un'esperienza difficile e spesso traumatica (grazie anche al nostro fantastico sistema sanitario in cui è consentito agli obiettori di lavorare in ostetricia). Ragazze...anche chi fa l'aborto volontario soffre, anche chi fa l'aborto volontario si trova davanti a scelte talvolta obbligate. Riflettiamoci. Ci sono infinite variabili delle situazioni che la vita presenta. E una donna non dovrebbe MAI dire, nè a se stessa nè ai medici o alla famiglia, "Io non sono una che fa l'aborto volontario ma ci sono stata costretta", perchè sputa sul diritto di tutte, conquistato a caro prezzo, di non essere incubatrici, ma madri consapevoli.

    Tutto qui. Vi abbraccio e un bacio a Laura

    Clara )O(

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  2. Cara Clara, hai perfettamente ragione (infatti cambierò nuovamente il titolo del mio gruppo su facebook su questo tema,;-]) ed anzi col tuo commento mi offri l'esempio perfetto degli effetti derivanti da alcuni aspetti incongrui della 194, e dalla sua sballata applicazione.
    Ogni aborto è per la donna che lo sceglie, terapeutico, perchè le evita un grave stress emotivo derivante dal diventare madre in quel particolare momento della sua vita, o madre di un figlio sofferente (o tutt'e due..) L'unica distinzione che si può fare fra i due casi e' che nel primo, quello detto "volontario", basta decidere in tempo per poter abortire con l'aspirazione dell'embrione in anestesia totale,entro i primi 90 giorni di gestazione. Mentre per il secondo, definito "terapeutico", se i tempi della diagnosi di patologie consente l'aborto solo dal II trimestre,c'è bisogno di una perizia psichiatrica che attesti l'incorrere in grave stress emotivo nel caso in cui si portasse a termine la gravidanza. La tecnica abortiva in questo caso consta nell'induzione al travaglio per espellere il feto.
    Tornando al comento di Kika poi, a parer mio ella "sputa" sul diritto all'autodeterminazione delle sue sorelle, solo perchè vittima di un multiplo stress emotivo causato da: l'essere incinta di un figlio destinato a soffrire, dalla responsabilità di dover decidere per lui, dalla mancata terapia del dolore atta ad attenuare almeno la sofferenza fisica, dall'aver subito violenza psicologica da parte di chi avrebbe dovuto trattarla con doppia sensibilità, e dal dolore del distacco dal figlio tanto atteso. Di questi 5 dolori, almeno 2 sono il risultato di buchi e rattoppi con cui, in quasi tutto il Paese da 20 anni, questa legge viene applicata a causa di negligenza da parte di regioni e direzione di ospedali. La situazione paradossale derivante da tali gravi mancanze, è quella in cui una donna "subisce" un aborto gestito dagli stessi obiettori.

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  3. A KIRA 84 MI DISPIACE PER QUELLO CHE HAI PASSATO, MA MI SEMBRI ALQUANTI CONTRADDITTORIA NEL TUO ESPRIMERTI DICI:AL MIO BIMBO CHE HO DA SEMPRE VOLUTO E DESIDERATO PIù DI OGNI COSA NELLA MIA VITA...L'HO DESIDERAVI COSì TANTO CHE IL BAMBINO NON VOLEVA STACCARSI DA TE, FORSE TI AMAVA GIà TANTO, MA TU EVIDENTEMENTE NO.
    SE AVESSI ABORTITO CON LA MUSICA E L'ASSISTENZA DI CINQUE O SEI INFERMIERE E TI AVESSERO DATO TUTTO L'ANALGESICO CHE VOLEVI PER NON SOFFRIRE, SAREBBE STATO BELLO? TI SARESTI TOLTA UN PESO CON PIù LEGGEREZZA? MA SAPPI CHE QUEL TUO BAMBINO COSì TANTO DESIDERATO CONTINUA A CRESCERE IN CIELO. PERCHè UNA VOLTA CHE DIO MANDA UN'ANIMA IN UNA VITA SU QUESTA TERRA, ESSA DEVE COMPIERE IL SUO CAMMINO FINO ALLA RINASCITA AL CIELO.

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  4. Per Dora: Kira non ha postato qui il suo commento e quindi (per fortuna) non leggerà il tuo. Tuttavia come ti permetti di giudicare? Abortire non è MAI togliersi un peso; casomai è sottrarsi ad una RESPONSABILITA' che in questo mondo deviato nel quale viviamo pesa ancora troppo tutta solo sulla madre. Abortire con l'epidurale ed un'assistenza amorevole (come anche in Piemonte ad esempio è possibile) non è "più bello", ma semplicemente DIGNITOSO. Ed ora va Dora; continua il tuo cammino verso il cielo da un'altra parte. Qui, fra le donne che con la ferita aperta ancora soffrono, non sei gradita.

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